Breve riflessione sul rapporto tra salute e malattia

Salute e malattia in medicina e in veterinaria

La pandemia e in particolare l’esperienza di lavoro durante la quarantena mi hanno portata a riflettere sull’equilibrio che ci permette di mantenere un buono stato di salute e i fattori che fanno precipitare verso la malattia.

Possiamo considerare la salute come espressione di armonia e la malattia come frutto di conflitto.

La salute è

  • lo stato in cui l’organismo e le sue funzioni sono in equilibrio: mancano i sintomi,
  • si è in armonia con se stessi
  • c’è una perfetta integrazione con l’ambiente in cui si vive.

La malattia è

  • uno stato di disequilibrio che il paziente manifesta con segni e sintomi
  • quando un essere vivente non si trova in equilibrio, non è in grado di reagire in modo efficace agli insulti morbosi (freddo, virus, emozioni, cellule tumorali, ecc.) e quindi si ammala.

Omeopatia e medicine complementari considerano malattia la perdita di equilibrio del soggetto; pertanto l’agente esterno è solo una causa scatenante e/o concomitante.

La malattia acuta si estingue poi con la guarigione più o meno rapida e in qualche caso purtroppo con la morte.

La malattia cronica è:

  • un adattamento ad una situazione di stress,
  • tende a protrarsi a lungo, restare latente e manifestarsi in risposta ad ogni nuovo stimolo stressante,
  • spesso diventa una caratteristica fisica ed emotiva dell’individuo, una predisposizione ad ammalarsi generalmente secondo una certa modalità.

Che cosa ci vuole dire un sintomo?


Dovremmo considerare il sintomo come una spia di qualche cosa che non sta funzionando, che stiamo sbagliando qualcosa nella nostra vita o nella vita di chi ci circonda.

Quindi invece che sopprimerlo all’istante, farlo sparire con il farmaco che lo contrasti più rapidamente possibile, dovremmo invece ascoltarlo con attenzione.

Sarebbe utile accoglierlo come uno stimolo per imparare ad avvicinarci a noi stessi e ai nostri animali, indagare nella vita quotidiana le abitudini, le fonti di stress e le emozioni per trovare che cosa non vada e che cosa manchi.

Dovremmo rivolgere questo ascolto anche ai nostri amici a quattro zampe, che non si esprimono a parole ma comunicano efficacemente coi segnali del corpo. I loro sintomi dovrebbero invitarci a riflettere sulle loro abitudini, sull’ambiente in cui vivono e sui rapporti che esistono tra loro e i familiari, gli altri animali conviventi e gli stimoli esterni.

Quando un cane si gratta e noi ci limitiamo a dargli il cortisone per levare il prurito è come se prendessimo un antinfiammatorio perché ci fa male un piede e non togliessimo il sasso nella scarpa che ci sta ferendo o non cambiassimo una scarpa troppo stretta.

Se vogliamo almeno provare a guarire loro e noi, dovremmo chiederci che cosa non vada nel loro stile di vita (o nel nostro),  correggere gli errori e a quel punto impostare la terapia più adatta.


Malattia come squilibrio ma anche protezione


Edward Bach disse “la sofferenza è un’opportunità per comprendere ciò che in altre maniere non siamo stati capaci di cogliere e non potrà venir meno fino a che non avremo imparato la lezione”.

La malattia indica che ci stiamo allontanando dalla nostra natura, ma è un segnale che la natura stessa ci invia affinché rispettiamo la sua Forza guaritrice.

Perciò, la malattia non va eliminata ma gradualmente sostituita da un nuovo equilibrio più naturale, in modo che ci si possa liberare di quello stato di equilibrio divenuto patologico.


Segnali utili per comprendere il disagio di un animale


Il concetto di malattia in omeopatia comprende non solo i sintomi fisici, ma anche quelli relazionali, emotivi, mentali e sensoriali.

È utile osservare ad esempio:


  • collera

    in quali situazioni e come si manifesti,

  • gelosia

    per l’arrivo di un altro membro della famiglia o immotivata,

  • diffidenza e paure

    come il sobbalzare per i rumori o se avvicinati o toccati,

  • sensibilità agli agenti atmosferici

    come la freddolosità, la ricerca delle superfici fredde, la paura del vento o della pioggia,

  • rapporto col cibo

    il desiderio eccessivo di cibo, l’anoressia o l’appetito capriccioso,

  • relazioni

    la ricerca continua della compagnia o il rifiuto del contatto, la paura o il panico se soli in casa,

  • comportamenti ossessivi

    leccarsi, grattarsi o mordicchiarsi in modo insistente o addirittura ossessivo,

  • eliminazioni inappropriate

    urina o feci in luoghi inadatti

  • ansia da separazione

    i vocalizzi o le distruzioni se soli in casa

  • sintomi gastrointestinali

    emissione di feci più volte al giorno e che mano a mano diventano sempre meno formate, desiderio di mangiare erba e ingestione di corpi estranei


Questi sono solo alcuni dei segnali cui dobbiamo prestare attenzione.

Il sintomo è l’espressione delle caratteristiche individuali, ogni individuo reagisce in maniera del tutto personale a malattie e difficoltà.

L’individuo viene valutato nelle sue interazioni col mondo esterno, più o meno efficaci nel mantenere lo stato di salute dell’individuo stesso.

In veterinaria, così come in medicina, il concetto di salute animale va inteso in senso globale considerando anche l’alimentazione, l’ambiente e lo stato emotivo e comportamentale del paziente.


Lockdown e animali domestici


Durante il lockdown c’è stata un’impennata di gatti con cistite e cani con sintomi gastrointestinali, che rispondevano solo momentaneamente ai farmaci.

Il repentino cambio delle abitudini e le emozioni dei familiari (paura, tristezza, depressione, stress) che gli animali percepiscono con grande chiarezza e profondità hanno scatenato in loro le malattie cui erano maggiormente predisposti.

Solo approfondendo le profonde e vere cause scatenanti il disagio del nostro amico a quattro zampe riusciremo a risolvere in maniera più efficace la patologia.

Sai riconoscere i segnali calmanti del tuo gatto?

Il gatto è un animale etologicamente solitario, ma ha relazioni sociali con altri animali e con la famiglia con cui convive.

A volte ha piacere di stare in compagnia, altre ha bisogno di godere di autonomia e solitudine.

Normalmente quando apprezza coccole e vicinanza assume degli atteggiamenti particolari con cui esprime soddisfazione e benessere.

i cosiddetti segnali di pacificazione servono a comunicare agli altri animali o a noi la sua tranquillità, esprimono quanto in quel momento apprezzi la compagnia e la vicinanza e hanno lo scopo di evitare conflitti e baruffe.

Il micino inizia a fare le “fusa” quando viene allattato ed è un segnale di serenità e benessere, che mantiene anche durante la vita adulta per esprimere queste emozioni. Non dobbiamo stupirci però se il nostro gatto fa le “fusa” in un momento in cui in realtà è spaventato o in ansia: in questo caso le utilizza come segnale per calmarsi da solo di fronte ad un evento ansiogeno.

Il micio che “impasta”, ripetendo il movimento che faceva sule mammelle materne durante l’allattamento esprime affetto, fiducia, grande intimità e desiderio di compagnia e vicinanza.

Ricordiamoci sempre che ogni essere vivente è unico e speciale e solo osservandolo con attenzione e amore impareremo a conoscerlo a fondo. In questo modo riusciremo a relazionarci con lui in maniera rispettosa delle sue esigenze e instaureremo un rapporto sereno ed equilibrato.

Vi elenco ora alcuni esempi di segnali utili da riconoscere.

Osserviamo con attenzione la posizione della coda:

  • Se è verticale, diritta il gatto esprime interesse all’approccio, è un segnale di saluto rilassato
  • Se è verticale e la punta assume la forma di un punto interrogativo esprime curiosità
  • Se la coda è abbassata e sciolta indica la predisposizione alle coccole e, solo per i soggetti che lo amano, la possibilità di esser presi in braccio
  • Se agita la coda si sta innervosendo e se è eretta verticale ma tremante è decisamente arrabbiato.

Atteggiamenti e movimenti:

  • Il gatto si strofina su di noi per dichiarare che siamo “suoi” e facciamo parte della sua famiglia
  • Quando ci dà colpetti con la testa o con la zampa comunica la felicità di vederci e il desiderio di coccole e interazione e corrispondono ad un saluto affettuoso. I colpetti con la zampa a volte indicano una qualche richiesta: coccole, gioco o cibo
  • Anche le leccatine sono una manifestazione di affetto e intimità.

Orecchie:

  • Se sono erette sopra la testa il micio è tranquillo
  • Se le muove nervosamente, esprime preoccupazione
  • Se sono piatte bisogna fare attenzione, il gatto è minaccioso e più sono abbassate lateralmente indicano la possibilità di un’aggressione. Se poi ha gli occhi sulla persona o animale potrebbe essere pronto ad attaccare.

Occhi:

  • Se sono socchiusi è estremamente rilassato, a suo agio e forse sta per addormentarsi
  • La pupilla tonda indica uno stato di rilassamento, ma se è talmente dilatata da nascondere quasi il colore dell’iride allora esprime terrore, se è a fessura ma gli occhi sono spalancati e lo sguardo fisso, la testa è tesa e la coda è eretta e vibrante sta per attaccare.

Se ritieni che il tuo micio manifesti con una certa frequenza segnali di disagio, paura o nervosismo e vuoi approfondire che cosa si possa fare per aiutarlo a rilassarsi e a costruire un rapporto sereno con la famiglia, ti invito a consultare la pagina che ho scritto sul benessere emozionale.

Cani e bambini. I vantaggi di vivere con un cane fin da piccoli

Il rapporto tra cani e bambini è benefico fin dalla più tenera età. Gli animali domestici non solo promuovono valori come la responsabilità e contribuiscono a sviluppare l’empatia, ma migliorano anche le funzioni cognitive e le capacità di comunicazione dei bambini.

In che modo i cani contribuiscono allo sviluppo infantile?

Aiutano i bambini a gestire meglio le proprie emozioni

I cani potenziano l’equilibrio emotivo, riducendo stati quali ansia, depressione e ira. Di fatto, la maggior parte dei bambini parlano con i loro animali perché sono convinti che questi comprendano il loro stato d’animo.

Uno studio condotto dalla Fondazione Affinity ha rivelato che il 94% dei bambini riconoscono di sentirsi meglio quando hanno un animale vicino. Per questo motivo ricorrono ai loro animali in cerca di tranquillità e sicurezza quando vivono emozioni quali rabbia, tristezza o frustrazione.

Tali dati suggeriscono che i cani aiutano i bambini a gestire meglio le loro emozioni, esercitando un effetto tranquillizzante. Tale effetto può essere, in parte, dovuto ai meccanismi fisiologici che si attivano quando i bambini entrano in contatto con gli animali, poiché l’aumento di ossitocina riduce lo stress psicologico.

D’altro canto, l’affetto elargito dai cani, aspetto riconosciuto dal 92% dei bambini intervistati, contribuisce anche a soddisfare le esigenze di affetto dei piccoli, trasmettendo loro una sensazione di sicurezza e tranquillità emotiva.

Insegnano valori

Nello studio della Fondazione Affinity, oltre il 55% dei bambini hanno riconosciuto il fatto che i cani insegnano loro a rispettare le differenze, motivandoli a trattare bene gli altri e ad essere responsabili.

Quando l’animale diventa un ulteriore membro della famiglia, il bambino impara a rispettarlo come tale. E impara anche ad accettare le differenze, uscendo dalla visione egocentrica che predomina durante i primi anni dell’infanzia e assumendo un atteggiamento più empatico.

La convivenza con un animale sviluppa inoltre un comportamento più responsabile nei bambini, soprattutto quando si rendono conto che la sopravvivenza del cane dipende dalle cure elargite dalla famiglia. Il bambino è più consapevole dell’impatto delle sue azioni sul benessere dell’animale, perché percepisce che questi risponde positivamente alle cure e all’affetto che riceve. Questo rapporto getterà anche le basi per l’amore e il rispetto nei confronti degli animali e della natura.

Stimolano il linguaggio nei bambini piccoli

Avere un cane a casa fin da quando il bambino è piccolo stimola l’acquisizione del linguaggio e migliora le capacità verbali dei bambini, come suggerito da uno studio dell’Università statale del Kansas. Secondo questa ricerca, realizzata con bambini di età compresa tra i 3 e i 6 anni, la presenza di un animale da compagnia contribuisce positivamente al loro sviluppo intellettuale.

L’effetto benefico sul linguaggio potrebbe essere dovuto al fatto che i cani rappresentano uno stimolo interessante per i bambini, che li sprona prima a balbettare e poi a stabilire un dialogo. Come accade con gli amici immaginari, quando i bambini parlano con i loro animali domestici non solo migliorano la dizione, ma acquisiscono anche le abilità sociali necessarie per interagire con i loro coetanei.

Potenziano le capacità cognitive

Gli animali da compagnia sviluppano inoltre positivamente lo sviluppo cognitivo infantile. Uno studio svolto dall’Università statale di New York ha rivelato che i bambini in età prescolare sono più precisi e rapidi nel riconoscere gli oggetti quando sono in compagnia di un cane. Uno studio precedente, condotto dagli stessi ricercatori, ha confermato che i bambini hanno bisogno di un minore orientamento per svolgere funzioni cognitive quando sono in compagnia di un animale domestico.

Un’altra ricerca realizzata presso l’Università della California ha rivelato che l’inserimento di un cane nei programma terapeutici per bambini affetti da ADHD (disturbo da deficit di attenzione/iperattività) contribuisce a ridurre i sintomi principali di questo disturbo: impulsività, iperattività e mancanza di attenzione. Inoltre migliora la fiducia dei bambini e ne rafforza l’autostima. Questi risultati suggeriscono che la semplice presenza dei cani ha effetti positivi immediati sulle funzioni cognitive, tra cui memoria, categorizzazione, attenzione e autocontrollo. Ciò dipende dal fatto che questi animali domestici riducono lo stress e forniscono supporto emotivo. È quindi plausibile pensare che la presenza di animali domestici in casa abbia un’influenza positiva tangibile sullo sviluppo cognitivo e sul rendimento scolastico dei bambini.

Perché il gatto sporca fuori dalla lettiera?

Le sgradite eliminazioni inappropriate del gatto sono un segnale di disagio emotivo o fisico (non sono dispetti).

I gatti interi puberi utilizzano gli schizzi di urina per demarcare il proprio territorio. Dopo la sterilizzazione, ricominciano a sporcare solo nella cassetta, a meno che l’intervento sia stato eseguito tardivamente, dopo mesi o anni in cui il gatto abbia marcato il territorio. In quel caso, potrebbe essere diventata un’abitudine permanente.

Svariati motivi possono indurre il gatto castrato a sporcare fuori dalla lettiera: 

  • la posizione della cassetta (che deve essere in un luogo tranquillo, lontano dal passaggio e dalla zona dove mangia e beve), 
  • la sua forma (alcuni gatti prediligono le cassette chiuse, altri quelle aperte),
  • il tipo di sabbia
  • un periodo di disagio (arrivo di nuovi animali o persone in casa, vessazione da parte degli altri animali di casa, spostamenti di mobili, traslochi, desiderio di uscire all’esterno qualora non sia possibile…), 
  • la noia (assenza o penuria di distrazioni, di giochi, di possibilità di arrampicarsi ed esplorare…)
  • la sofferenza (infiammazione del tratto uro-genitale, in particolare cistiti, calcolosi vescicali, ma anche artrosi o artriti, coliche, dermatiti con prurito intenso).

Il consiglio è quello di escludere per prima cosa le eventuali patologie con una visita e un esame delle urine (per evitare di trascurarle, perdendo tempo utile). 

Come si raccolgono le urine?

Esistono in commercio delle sabbie apposta, non assorbenti. È importante, prima di usarle, svuotare la lettiera dalla sabbia e lavarla accuratamente. Nella confezione trovate una pipetta con cui raccoglierle e una provetta in cui versarle. 

In alternativa potete usare un sacchetto di lenticchie sciacquate. Le urine in questo caso devono essere raccolte appena fatte con una siringa senz’ago e poi trasferite in un contenitore, acquistabile in farmacia. Le urine vanno portate al più presto dal veterinario (e comunque entro le 24 ore, conservandole a temperatura di frigorifero).

Qualora l’animale risultasse sano, allora bisognerà analizzare le sue abitudini, il suo carattere e le caratteristiche dell’ambiente in cui vive per identificare uno o più fattori stressanti e intervenire, modificandoli.

Conosci le piante velenose per gli animali domestici?

Ti riporto un elenco di alcune piante che è bene tenere lontane dagli animali domestici:

Sono sufficienti piccole quantità di Lilium per provocare insufficienza renale nel gatto.

La Cannabis provoca sintomi come diarrea, vomito, difficoltà di coordinazione, aumento della frequenza cardiaca.

Bastano uno o due semi di Cycas revoluta per scatenare vomito, diarrea, epilessia ed insufficienza epatica nei nostri pets.

I bulbi di tulipani e narcisi contengono tossine che provocano irritazioni gastrointestinali, salivazione profusa, perdita di appetito, convulsioni ed anomalie cardiache.

L’azalea ed il rododendro generano diarrea, vomito, salivazione profusa, perdita di appetito, convulsioni e possono portare l’animale alla morte per arresto cardiocircolatorio.

L’oleandro contiene sostanze che causano anomalie nel corretto funzionamento del cuore, irritazione gastrointestinale, ipotermia ed in casi gravi la morte.

Il ricino contiene una proteina estremamente tossica per gli animali che causa dolori addominali, diarrea, sete eccessiva, senso di debolezza e perdita di  appetito. L’avvelenamento da ricino può portare il pet alla disidratazione, generare spasmi muscolari, convulsioni, tremori e nei casi gravi addirittura il coma e la morte.

Le radici del ciclamino sono tossiche. Se l’animale le ingerisce possono insorgere vomito e sintomi di irritazione gastrointestinale.

Le Kalanchoe contengono sostanze irritanti per il tratto gastrointestinale, capaci di alterare il ritmo e la frequenza cardiaca, compromettendo gravemente la funzionalità del cuore.

Il Tasso provoca gravi danni al sistema nervoso centrale, causando l’insorgenza di tremori, difficoltà respiratorie e problemi di coordinazione. Altri possibili effetti sono irritazione gastrointestinale ed insufficienza cardiaca, con conseguenze anche fatali per l’animale.

L’Amaryllis contiene tossine che possono scatenare vomito, diarrea, dolori addominali, ipersalivazione e tremori.

Il Colchinum autunnale può causare irritazione della mucosa orale, vomito con presenza di sangue, diarrea, shock, gravi danni alla funzionalità degli organi vitali ed al midollo osseo.

Il Crisantemo può causare all’animale disturbi gastrointestinali, salivazione eccessiva, difficoltà di coordinazione, vomito e diarrea.

L’ingestione dell’edera comune provoca vomito, dolori addominali, ipersalivazione e diarrea.

Lo Spatifillo può causare irritazione della mucosa orale, salivazione eccessiva, difficoltà nella deglutizione, vomito e bruciore alla bocca, alle labbra ed alla lingua.

Il Pothos irrita la bocca, causando gonfiori, e provoca irritazioni gastrointestinali.

La Schefflera è molto comune in appartamento. Contiene cristalli di ossalato di calcio che irritano la bocca, le labbra e la lingua degli animali, provocando salivazione eccessiva, vomito, difficoltà a deglutire ed un forte bruciore.