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Le essenze floreali australiane e il loro uso in veterinaria

Conosci i Fiori Australiani?

i Fiori Australiani sono essenze che provengono dal “bush” australiano, già usati dagli aborigeni 3000 anni fa.

La floriterapia ha una lunghissima tradizione nel trattamento delle emozioni:

  • Gli antichi egizi e Paracelso:

    raccoglievano la rugiada dai fiori per curare i malati;

  • In Sudamerica:

    gli indigeni usano da sempre l’acqua per trattare le emozioni: se devono trattare la rabbia usano l’acqua dalle tempeste, per problemi dall’origine antica usano invece l’acqua estratta da un pozzo profondo;

  • Nei templi buddisti malesi e tailandesi:

    si insegnava a curare i malati coi fiori;

  • Gli aborigeni:

    bevevano l’acqua contenuta nei fiori per trattare malesseri di diversa origine.

Al giorno d’oggi le essenze floreali sono utilizzate in Australia anche in diversi ospedali.

Proprietà terapeutiche dei fiori australiani

Ogni essenza floreale ha le proprie virtù terapeutiche.

Agiscono delicatamente, ma in profondità, lavorando sulle emozioni e sui sintomi clinici ad esse collegate.

Hanno innumerevoli sfaccettature per ogni aspetto emotivo.

Per esempio, un animale pauroso può avere:

  • preoccupazione continua
  • paure assillanti, piccole ma insistenti
  • diffidenza e timidezza
  • terrore senza controllo, paralizzante, panico
  • insicurezza caratteriale, magari causata dal distacco prematuro dalla mamma
  • insicurezza causata da traumi subiti e mai superati
  • mancanza di coraggio
  • paura dell’interazione sociale
  • può essere stato abbandonato e avere la sensazione di essere rifiutato ogni volta che resta solo.

Ogni sfumatura ha il suo fiore: riconoscendola possiamo aiutare in profondità il nostro amico a superare la propria paura e a vivere più serenamente.

Ferite emotive e malattia

La medicina tradizionale non considera pensieri, emozioni, sentimenti. Ma ormai è universalmente riconosciuto che le alterazioni emotive portino a disequilibri psichici e fisici.

Molte malattie possono essere prevenute facendo attenzione ai segni premonitori.

Se li ignoriamo, le ferite emotive non sanate diventano croniche e possono tradursi in malattie fisiche o psichiche.

È necessario distogliere lo sguardo dal sintomo e concentrare l’attenzione più in profondità.

Come funzionano i fiori australiani e le medicine vibrazionali?

Per la fisica quantistica gli oggetti che percepiamo come materia fisica sono in realtà energia vibrante.

L’organismo è concepito come un campo energetico specializzato:  attraverso questa rivoluzione concettuale si può spiegare il funzionamento delle medicine vibrazionali (floriterapia e omeopatia). La loro energia vibrante entra in risonanza con l’energia di chi le assume.

Un esempio per capire questa nuova concezione della materia è offerto dal tornado. È energia pura, è reso visibile solo da quello che solleva, se togliessimo la polvere trasportata non vedremmo più nulla, ma non potremmo lo stesso passarci in mezzo e ne vedremmo lo stesso gli effetti devastanti.

Animali e sensibilità

Gli animali,  che sono più collegati di noi alle origini e agli istinti, percepiscono il campo elettromagnetico di un altro essere che si avvicina, esattamente come le nostre sensazioni a pelle.

Perché ci sono tanti animali ansiosi, paurosi, non equilibrati dal punto di vista psicologico?

Perché, purtroppo per noi e per loro, vivono in un sistema tossico: siamo tutti di corsa e stressati, tesi e spaventati, gli animali sono spugne emozionali e ne risentono.

Come si usano i fiori australiani?

Le essenze floreali sono uno strumento terapeutico semplice, efficace, maneggevole e si usano:

  • in prevenzione
  • in terapia

Sono utili per:

  • chi soffre
  • per chi vive con chi soffre
  • chi cura

Indicati in tante situazioni:

  • in prevenzione
  • per soggetti con comportamenti equilibrati
  • a pazienti con patologie
  • in caso di disagi emotivi
  • in associazione alle altre terapie: non ci sono interazioni nocive con nessun altro farmaco o rimedio.

Sono completamente privi  di effetti collaterali.

Velocità e tipo di azione

Una domanda che mi viene rivolta spesso riguarda la velocità d’azione. Le essenze floreali utilizzate in acuto sono velocissime, se il disagio è cronico, ovviamente impiegano un tempo maggiore.

Un’ultima caratteristica della medicina energetica che la differenzia dal farmaco chimico è che il suo effetto è modulatorio, cioè riporta alla normalità o all’equilibrio.

Ti faccio l’esempio del Flannel Flower che lavora sulle emozioni legate al contatto fisico. È un’essenza utile  sia ai soggetti che temono e rifiutano il contatto sia agli  iperattivi che leccano e toccano in continuazione e non si staccano mai. Quindi la sua parola chiave è contatto, modulando sia la difficoltà che l’eccessiva necessità.

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Casi clinici con l’alimentazione: Lilla, gatta europea di 3 anni con cristalli urinari

Lilla, una gatta europea di 3 anni 🐈 😻😾🌱🌸

Lilla è venuta in visita a novembre del 2019 con i sintomi di una violenta cistite.

La visito in urgenza e chiedo ai suoi familiari di raccogliere se possibile un campione di urine.

Lilla manifestava già da alcuni giorni l’urgenza di urinare, tanto che al ritorno dal lavoro i proprietari avevano trovato in due occasioni l’urina fuori dalla lettiera.

All’inizio avevano pensato si trattasse di “dispetti” perché avevano traslocato da poco.

Spiego loro che il gatto che fa eliminazioni inappropriate, cioè in posti diversi dalla cassetta, esprime un disagio fisico e/o emotivo, che va indagato.

Sintomi di Lilla

Negli ultimi due giorni erano comparsi anche altri sintomi:

  • stimolo molto frequente e minzioni inefficaci (poche gocce alla volta)

  • nervosismo

  • leccamento insistente dei genitali

     

  • inappetenza e un episodio di vomito.

     

Visita clinica

Alla visita riscontro solo dolore addominale alla palpazione, ma fortunatamente la vescica era quasi vuota, quindi le minzioni erano sufficienti a svuotarla.

L’ostruzione urinaria è l’evenienza più pericolosa che si possa verificare in caso di difficoltà ad urinare.

Se l’animale non urinasse per più di 36 ore rischierebbe l’insufficienza renale acuta e addirittura il blocco renale, con possibile esito fatale.

Questa evenienza è rara nella femmina (si può verificare nel caso in cui un grosso calcolo si blocchi nell’uretra), mentre è più frequente nel maschio.

Infatti l’uretra maschile è molto più sottile e lunga e anche un conglomerato di sabbia e coaguli potrebbe causare un’ostruzione completa delle vie urinarie.

Esame delle urine

All’esame delle urine riscontro:

  • presenza di sangue in grande quantità

  • un tappeto di cristalli di struvite (un minerale composto da magnesio, fosforo e ammonio che si aggrega in agglomerati e crea una notevole infiammazione di vescica e uretra

  • nessun batterio (generalmente la cistite del gatto è sterile e non necessita quindi di trattamento antibiotico).

Mi informo sulla storia di Lilla: è stata trovata in campagna, aveva poco più di un mese ed era già senza la mamma, che non era più tornata ad accudirla.

La micia non è mai stata socievole, non ama il contatto.

In casa alterna momenti in cui tende loro agguati in cui fa male, soprattutto se sovreccitata  e momenti in cui gioca tranquilla senza usare le unghie.

Le piace molto giocare, ma non ama il contatto fisico.

Loro la prendono lo stesso in braccio e la strapazzano un po’ con l’intento di abituarla ad essere manipolata, lei accetta senza ribellarsi, ma palesemente malvolentieri, è tesa, con le orecchie all’indietro.

A volte protesta miagolando e, in ogni caso, appena riesce scappa.

Hanno traslocato recentemente da una casa con giardino ad un appartamento, più grande ma senza sbocco all’esterno.

Attualmente la dieta di Lilla prevede croccantini a disposizione e umido industriale, ma non disdegna il cibo fresco, che le viene offerto occasionalmente.

Evidenzio diversi traumi:

  • distacco precoce da parte della mamma,

  • trasloco,

  • perdita della possibilità di uscire in uno spazio esterno,

  • nonostante le intenzioni dei familiari fossero buone, l’abitudine di afferrarla senza che lei voglia è da sospendere immediatamente. Le crea infatti uno stato d’ansia perché percepisce l’invasione dei propri spazi.

Per la medicina tradizionale cinese i sintomi sulla vescica sono ascrivibili all’invasione e limitazione del proprio spazio vitale.

In questo caso c’erano:

  • una limitazione territoriale oggettiva con la perdita della possibilità di uscire in giardino

  • l’essere acchiappata contro la propria volontà, ancorché l’intenzione fosse quella di coccolarla.

La terapia che le ho consigliato lavorava su diversi fronti:

  • cambio alimentare con passaggio a dieta casalinga acidificante (per sciogliere i cristalli) e una minima quantità di cibo secco da lasciare di notte, per evitare che svegliasse i familiari,

  • utilizzo di un fitoterapico per sfiammare la vescica,

  • acquisto della fontanella per stimolarla a bere maggiormente,

  • arricchimento ambientale per combattere la noia,

  • accorgimenti comportamentali: consiglio di non prenderla più in braccio e di non andare a cercarla; di giocare con lei e rivolgerle attenzioni solo quando sia lei a richiederle,

  • un percorso sulle emozioni, che ho proposto prescrivendo i fiori australiani. Ho lavorato prima sull’accettazione del cambiamento e sui traumi, poi sulla socialità e l’abitudine al contatto fisico.

Due giorni dopo l’urina era tornata apparentemente limpida, la frequenza delle minzioni aveva cominciato a diminuire e aveva ripreso a mangiare con appetito.

Dopo 15 giorni, il pH urinario era sceso da 9 a 7,5 (ancora troppo alto), Lilla alternava minzioni inappropriate all’uso della lettiera, ma aveva smesso di leccarsi insistentemente.

Al successivo controllo delle urine, dopo 1 mese, Lilla aveva ripreso ad urinare esclusivamente nella cassetta, il pH era sceso a 6,0, non c’era più sangue occulto e i cristalli nelle urine erano drasticamente diminuiti.

Dopo 3 mesi, Lilla non aveva più cristalli, né sintomi. Controlliamo le urina ogni 6 mesi ma fino ad oggi non ci sono state ricadute.

Da allora Lilla ha mantenuto l’alimentazione prevalentemente casalinga, con l’aggiunta di qualche scatoletta nelle emergenze.

I fiori l’hanno aiutata a rasserenarsi: non sarà mai una gatta particolarmente affettuosa, ma ora dorme sul letto insieme ai familiari e si mette sul divano vicino a loro.

Accetta qualche coccola, purché non insistente e ogni tanto sale addirittura in braccio.

Gioca sempre volentieri e capita ormai di rado che faccia agguati violenti.

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Processionarie: qualche utile consiglio per evitarle e per limitare i danni se le incontrassi

Che cosa sono le Processionarie?

Le Processionarie sono farfalle che, in uno stadio larvale sono un bruco con sottili aculei sul corpo, estremamente caustici e urticanti perché secernono una sostanza molto acida, con cui si difendono dai possibili predatori.

Se il cane, il gatto o il cavallo le leccasse, inalasse o ingerisse potrebbe andare incontro ad una grave reazione allergica, fino all’anafilassi oppure ad una severa infiammazione locale che può portare anche alla necrosi dei tessuti.

Processionarie: stagioni e luoghi in cui si trovano

In teoria ad aprile, ma spesso prima, dai nidi delle Processionarie escono questi bruchi pelosi che si spostano appunto in processione, in fila, uno dietro l’altro.

Nella forma larvale, in Italia, la processionaria è un parassita prevalentemente di querce e pini (silvestri, nero, cedri e larici).

Le farfalle depongono le uova sugli aghi di pino e sulle querce. Le uova si trasformano poi in larve senza peli urticanti e divorano gli aghi di pino e le foglie delle querce.

In autunno, ai primi freddi, formano dei grandi nidi che sembrano palle di cotone sulle punte dei rami delle conifere e lungo i tronchi delle querce.

Tra febbraio e aprile, ma in alcuni anni fino a giugno, dai nidi escono le larve, che in quello stadio sono rivestite da peli urticanti.

Scendono dagli alberi per penetrare in profondità nella terra dove diventeranno crisalidi, che si trasformeranno in farfalle con il caldo estivo.

La fase larvale pericolosa

Questa migrazione è la fase pericolosa perché porta le larve pelose di Processionarie, molto caustiche e urticanti a possibile contatto con i nostri animali.
Si riconoscono per il loro tipico movimento in fila indiana, vicine l’una all’altra.

Che fare per prevenire?

  • Se in inverno, quando i nidi sono ben visibili e non pericolosi, vedi che una zona è piena di nidi, prendi nota ed evita quel posto per le passeggiate in primavera!

  • Ti consiglio di segnalare la zona al comune e alle autorità competenti, in quanto sono potenzialmente pericolose, non soltanto per gli animali, ma anche per le persone. Potranno rimuovere i nidi prima che le larve scendano dagli alberi.

  • Se sai che nella zona sono stati fatti trattamenti, evitala lo stesso, perché le larve sono pericolose anche da morte, in quanto i peli restano urticanti, quindi attendi che i nidi siano stati rimossi. In teoria i trattamenti antiparassitari andrebbero fatto in autunno, quando le larve non possiedono ancora gli aculei.

  • Se hai un orto nelle vicinanze, utilizza guanti spessi per raccogliere frutta e verdura e lava bene tutto prima di somministrare o assumere il cibo.

    • Ricorda che ore in cui le larve si muovono di più sono quelle più fresche.

Come affrontare l’emergenza del contatto con le arve di processionarie?

In primavera (o tardo inverno se le temperature fossero già miti) porta sempre con te nelle tue passeggiate:

  • un mix di acqua e bicarbonato (almeno 3 cucchiai da minestra in un litro d’acqua) e una siringa grossa senza ago. Oppure puoi portarti un sacchetto di bicarbonato e acqua a parte e fare una pastella dei 2 nella mano e passarla sulla parte lesa (di solito la lingua);

  • un paio di guanti usa e getta per pulire la parte lesa sulla quale passerai abbondante acqua e bicarbonato;

  • APIS 200 CH da somministrare i caso di reazione allergica e CANTHARIS 200 CH da somministrare in caso di reazione infiammatoria locale, ma solo dopo averne parlato col tuo veterinario che valuterà se l’energia vitale del tuo fedele amico sia tale da poter assumere i rimedi in quella potenza e se siano quelli le sostanze più adatte per lui in un caso del genere.

Emergency pet o Rescue Remedy da somministrare ogni 10 minuti finché il dolore si calma. Se l’animale è stato colpito sulle mucose orali, puoi spalmarli sulle parti del corpo che non hanno pelo, perché si assorbano attraverso la cute.

La tempestività è determinante: quanto prima rimuoverai gli aculei dalla parte lesa, tanto minori saranno gli effetti nocivi.

Il contatto con questi finissimi aghi provoca lesioni di gravità differente a seconda della parte coinvolta e della quantità di peli presenti (naso, mucosa boccale, lingua, palato, mucosa nasale, occhi ecc).

Che succede all’animale in seguito al contatto con le larve di processionarie?

I sintomi si presentano molto rapidamente, da qualche minuto a qualche ora dal contatto.
A seconda della zona colpita, della quantità di peli urticanti venuti a contatti e se questi siano stati toccati, inalati o ingeriti, si potranno presentare sintomi differenti:

  • scialorrea (ipersalivazione)
  • irritazione, infiammazione, abrasioni, vesciche, ulcere su pelle e mucose
  • dolore
  • febbre
  • lingua rossa, violacea, bluastra o grigiastra
  • edema  della lingua (che si gonfia se l’animale lecca o prende in bocca la larva o in caso di reazione allergica sistemica)
  • abrasioni o ulcere
  • congiuntivite se il contatto è avvenuto con gli occhi
  • difficoltà respiratoria a causa del gonfiore della lingua o della gola
  • tosse
  • malessere generale
  • nervosismo
  • prurito
  • vomito
  • abbattimento
  • anoressia per l’infiammazione delle mucose, soprattutto di bocca e lingua.

Nei casi più gravi, soprattutto qualora non si intervenga per tempo, si possono avere necrosi di porzioni della lingua.

Soprattutto se le larve venissero ingerite, si potrebbero verificare anche:

  • infiammazione acuta dell’esofago e stomaco
  • edema (gonfiore) della glottide, con possibile soffocamento
  • diarrea con sangue
  • vomito con sangue
  • dolore addominale
  • scolo nasale anche con epistassi (perdita di sangue dal naso) in caso di inalazione dei peli.

Concludendo, che puoi fare?

Innanzitutto, se vedi processionarie, cambia zona per la passeggiata!
Se malauguratamente il tuo animale venisse in contatto con i peli urticanti della processionaria:

  • Chiama subito il tuo medico veterinario o un pronto soccorso vicino.

  • Rimuovi coi guanti e ancor meglio con delle pinzette la larva attaccata alla pelle dell’animale.

     

  • Lava in abbondanza tutte le parti che hanno avuto contatto con la larva, con un mix di acqua e bicarbonato che tamponerà l’infiammazione, alzando il pH della sostanza urticante (che è molto acida) e riducendo il suo potere caustico.

     

  • Cerca di rimuovere la maggior quantità di peli possibile con la miscela.

     

  • Usa sempre dei guanti per non ferirti tu stesso e utilizza una siringa senza ago spruzzando dentro la bocca, nelle narici, sugli occhi e dove vedi il rossore.

     

  • Utilizza i rimedi di pronto soccorso di cui ti ho parlato prima.

    .

     

  • Valuta col veterinario se utilizzare subito un cortisonico e per quale via somministrarlo.

    .

     

  • Recati in studio o in pronto soccorso più velocemente possibile.

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Sai riconoscere precocemente i sintomi nel gatto?

Sai riconoscere precocemente i sintomi nel gatto?

Il gatto spesso mostra i segni clinici delle patologie quando sono in stadio già estremamente avanzate.

Difficilmente si lamenta e mostra disagio in maniera esplicita: quando i segnali della sofferenza sono evidenti, spesso è tardi per intervenire efficacemente.

E’ quindi molto importante saper riconoscere precocemente i suoi sintomi.

Puoi riconoscere precocemente i sintomi

Coi controlli clinici regolari, è possibile effettuare la diagnosi precoce delle alterazioni metaboliche, quando sia ancora possibile guarirle o controllarle al meglio.

Altrettanto importante è che osservi con amorevole attenzione il tuo amico a quattro zampe e non trascuri nessun cambiamento emozionale e comportamentale che noti.

Tu che lo conosci a fondo saprai notare anche piccole variazioni che potranno aiutare il veterinario ad indirizzare la sua diagnosi.

Saper riconoscere precocemente i sintomi nel gatto ti aiuterà nel caso comparissero nel tuo micio.

Segnali da non trascurare

La riduzione dell’attività e del gioco così come i cambi di abitudini e di comportamento del micio possono essere un segnale di dolore cronico da non trascurare.

Una diagnosi tempestiva può rallentare gli effetti dannosi dell’infiammazione e dell’artrosi e migliorare decisamente la qualità di vita del nostro amico.

Un campanello d’allarme estremamente importante è l’aumento della sete: non è sintomo specifico di una sola patologia, ma è sempre da indagare.

Anche l’aspetto del mantello non è da trascurare: il pelo opaco, secco, che si annoda facilmente, così come la cute secca, magari con forfora possono indicare dermatiti, problemi alimentari, patologie ormonali o metaboliche.

  • Se il tuo micio:

    • riduce, aumenta o cambia la sua attività e i giochi
    • modifica le sue richieste di cibo o i suoi gusti
    • aumenta o diminuisce la sete
    • partecipa meno alla vita familiare o addirittura si isola
    • diventa più bisognoso di contatto e compagnia
    • manifesta reattività o aggressività, verso gli animali conviventi o i familiari
    • fa eliminazioni inappropriate (sporca fuori dalla lettiera) o si lamenta
    • vocalizza di più o di meno o se noti un cambio di voce
    • in generale cambia abitudini, carattere o comportamenti
    • se appare triste, svogliato, apatico, disinteressato o nervoso e irritabile
    • se sobbalza ad ogni rumore o al tocco
    • muta l’aspetto, il colore e lo stato del mantello, in punti localizzati o diffusi
    • riposa in posizioni diverse dal solito
    • mostra minore sicurezza nei movimenti, nei salti, nel gioco

    ti suggerisco di contattare il veterinario affinché verifichi quale sia la causa.

Saper riconoscere precocemente i sintomi nel gatto ti aiuterà a capire quando sia utile parlarne col tuo medico veterinario di fiducia.

In ogni caso, in assenza di evidenze, sulla mia pagina Facebook ho postato un’indicazione di massima della frequenza consigliata per i controlli.

Sai come si svolga una prima visita omeopatica veterinaria?

Se non ne hai mai fatte, probabilmente non sai come si svolga una visita omeopatica. Te lo sei mai chiesto?

Sperando ti interessi, oggi vorrei illustrarti come conduco una prima visita omeopatica.

Mentre aspetto che l’animale prenda confidenza e si rilassi, mi faccio raccontare tutta la storia del mio paziente.

Anamnesi completa nella prima visita omeopatica

A partire dal momento dell’adozione, mi interessa conoscere quali fossero le sue condizioni di salute, come abbia reagito all’incontro con la nuova famiglia e come si sia ambientato nella nuova casa.

Mi soffermo sulle sue caratteristiche comportamentali, sulle relazioni che ha con i familiari, con gli estranei, con gli altri animali conviventi o no.

Cerco di capire al meglio le sue emozioni, le sue paure, ciò che gli piaccia e che invece lo faccia arrabbiare.

Ambiente

L’obiettivo della visita omeopatica è non tralasciare nulla, comprese le reazioni a pioggia, vento, freddo, temporali, ai viaggi e ai mezzi di trasporto.

Chiedo anche come si comporti col bagno e quale rapporto abbia col cibo (animali voraci o con appetito capriccioso o che mangiano solo se in compagnia).

Relazioni e caratteristiche di specie e di razza

È interessante osservare le reazioni del paziente ai richiami, ai gesti e le sue risposte agli stimoli ambientali.

Valuto tutte queste informazioni riferendole alle caratteristiche etologiche della specie e della razza in questione.

Per esempio non considero sintomo in un Weimaraner la necessità di movimento quasi continuo e la tendenza al dimagrimento, ma gli stessi dati mi colpiscono se riguardano un Bulldog inglese, che è un soggetto generalmente tranquillo e pigro.

Mentre parliamo, osservo iI paziente: come si relazioni coi familiari, con me o con il collega veterinario curante.

Storia clinica e visita

Ovviamente dedico particolare attenzione a:

  • la sua storia sanitaria
  • lo stato clinico del momento (o visitandolo o raccogliendo i dati se in consulenza)
  • gli eventuali esami di laboratorio.

Prescrizione dopo la prima visita omeopatica

Analizzo quindi i dati raccolti, per giungere all’individuazione del rimedio omeopatico adatto al caso: applicando il principio di similitudine scelgo il rimedio che sia più simile ai sintomi clinici, alle caratteristiche emozionali e comportamentali del paziente.

La prescrizione si avvarrà di un solo rimedio alla volta (Omeopatia ad indirizzo Unicista)  e non sarà assolutamente standardizzabile per malattia, in quanto si basa su un approccio individuale, strettamente personalizzato.

Questa scelta terapeutica ha svariati vantaggi:

  • i costi estremamente contenuti
  • l’assenza di effetti collaterali se prescritta da un omeopata esperto
  • la possibilità di inserirla in un protocollo di medicina integrata senza che vi siano interazioni nocive
  • l’azione profonda sia sul sintomo clinico che sull’aspetto emotivo del paziente.

Casi acuti e patologie croniche

Nei casi acuti, ci si basa su rilievi essenziali e rapidi del quadro clinico in esame e l’efficacia del rimedio è rapidissima; è tuttavia importante valutare anche in questi casi il modo in cui il paziente si relaziona all’ambiente, ai proprietari, agli estranei.

Nei casi cronici ovviamente i tempi di risposta sono maggiori (esattamente come succede coi farmaci tradizionali).

L’importanza della visita omeopatica di controllo

Dopo la prima prescrizione, generalmente dopo un mese, effettuo la visita di controllo valutando l’evoluzione del caso.

In base ad essa decido se confermare la prescrizione o se cambiare il rimedio o la sua potenza.

Le reazioni del paziente in seguito alla somministrazione del rimedio ci confermano l’esattezza o meno della prescrizione.

In generale una buona prescrizione determina miglioramento:

  • dei sintomi e della patologia
  • delle produzioni zootecniche degli animali di allevamento,
  • delle condizioni generali: appetito, vivacità, vita di relazione, quindi in generale del benessere.

Alla visita di controllo si valuterà il follow-up sia dal punto di vista clinico che di laboratorio.

Se l’articolo ti è interessato, puoi leggere per esempio il caso clinico di Gilda, setter inglese affetta da attacchi di panico.

Sai riconoscere i segnali calmanti del tuo gatto?

Il gatto è un animale etologicamente solitario, ma ha relazioni sociali con altri animali e con la famiglia con cui convive.

A volte ha piacere di stare in compagnia, altre ha bisogno di godere di autonomia e solitudine.

Normalmente quando apprezza coccole e vicinanza assume degli atteggiamenti particolari con cui esprime soddisfazione e benessere.

i cosiddetti segnali di pacificazione servono a comunicare agli altri animali o a noi la sua tranquillità, esprimono quanto in quel momento apprezzi la compagnia e la vicinanza e hanno lo scopo di evitare conflitti e baruffe.

Il micino inizia a fare le “fusa” quando viene allattato ed è un segnale di serenità e benessere, che mantiene anche durante la vita adulta per esprimere queste emozioni. Non dobbiamo stupirci però se il nostro gatto fa le “fusa” in un momento in cui in realtà è spaventato o in ansia: in questo caso le utilizza come segnale per calmarsi da solo di fronte ad un evento ansiogeno.

Il micio che “impasta”, ripetendo il movimento che faceva sule mammelle materne durante l’allattamento esprime affetto, fiducia, grande intimità e desiderio di compagnia e vicinanza.

Ricordiamoci sempre che ogni essere vivente è unico e speciale e solo osservandolo con attenzione e amore impareremo a conoscerlo a fondo. In questo modo riusciremo a relazionarci con lui in maniera rispettosa delle sue esigenze e instaureremo un rapporto sereno ed equilibrato.

Vi elenco ora alcuni esempi di segnali utili da riconoscere.

Osserviamo con attenzione la posizione della coda:

  • Se è verticale, diritta il gatto esprime interesse all’approccio, è un segnale di saluto rilassato
  • Se è verticale e la punta assume la forma di un punto interrogativo esprime curiosità
  • Se la coda è abbassata e sciolta indica la predisposizione alle coccole e, solo per i soggetti che lo amano, la possibilità di esser presi in braccio
  • Se agita la coda si sta innervosendo e se è eretta verticale ma tremante è decisamente arrabbiato.

Atteggiamenti e movimenti:

  • Il gatto si strofina su di noi per dichiarare che siamo “suoi” e facciamo parte della sua famiglia
  • Quando ci dà colpetti con la testa o con la zampa comunica la felicità di vederci e il desiderio di coccole e interazione e corrispondono ad un saluto affettuoso. I colpetti con la zampa a volte indicano una qualche richiesta: coccole, gioco o cibo
  • Anche le leccatine sono una manifestazione di affetto e intimità.

Orecchie:

  • Se sono erette sopra la testa il micio è tranquillo
  • Se le muove nervosamente, esprime preoccupazione
  • Se sono piatte bisogna fare attenzione, il gatto è minaccioso e più sono abbassate lateralmente indicano la possibilità di un’aggressione. Se poi ha gli occhi sulla persona o animale potrebbe essere pronto ad attaccare.

Occhi:

  • Se sono socchiusi è estremamente rilassato, a suo agio e forse sta per addormentarsi
  • La pupilla tonda indica uno stato di rilassamento, ma se è talmente dilatata da nascondere quasi il colore dell’iride allora esprime terrore, se è a fessura ma gli occhi sono spalancati e lo sguardo fisso, la testa è tesa e la coda è eretta e vibrante sta per attaccare.

Se ritieni che il tuo micio manifesti con una certa frequenza segnali di disagio, paura o nervosismo e vuoi approfondire che cosa si possa fare per aiutarlo a rilassarsi e a costruire un rapporto sereno con la famiglia, ti invito a consultare la pagina che ho scritto sul benessere emozionale.

Conosci le piante velenose per gli animali domestici?

Ti riporto un elenco di alcune piante che è bene tenere lontane dagli animali domestici:

Sono sufficienti piccole quantità di Lilium per provocare insufficienza renale nel gatto.

La Cannabis provoca sintomi come diarrea, vomito, difficoltà di coordinazione, aumento della frequenza cardiaca.

Bastano uno o due semi di Cycas revoluta per scatenare vomito, diarrea, epilessia ed insufficienza epatica nei nostri pets.

I bulbi di tulipani e narcisi contengono tossine che provocano irritazioni gastrointestinali, salivazione profusa, perdita di appetito, convulsioni ed anomalie cardiache.

L’azalea ed il rododendro generano diarrea, vomito, salivazione profusa, perdita di appetito, convulsioni e possono portare l’animale alla morte per arresto cardiocircolatorio.

L’oleandro contiene sostanze che causano anomalie nel corretto funzionamento del cuore, irritazione gastrointestinale, ipotermia ed in casi gravi la morte.

Il ricino contiene una proteina estremamente tossica per gli animali che causa dolori addominali, diarrea, sete eccessiva, senso di debolezza e perdita di  appetito. L’avvelenamento da ricino può portare il pet alla disidratazione, generare spasmi muscolari, convulsioni, tremori e nei casi gravi addirittura il coma e la morte.

Le radici del ciclamino sono tossiche. Se l’animale le ingerisce possono insorgere vomito e sintomi di irritazione gastrointestinale.

Le Kalanchoe contengono sostanze irritanti per il tratto gastrointestinale, capaci di alterare il ritmo e la frequenza cardiaca, compromettendo gravemente la funzionalità del cuore.

Il Tasso provoca gravi danni al sistema nervoso centrale, causando l’insorgenza di tremori, difficoltà respiratorie e problemi di coordinazione. Altri possibili effetti sono irritazione gastrointestinale ed insufficienza cardiaca, con conseguenze anche fatali per l’animale.

L’Amaryllis contiene tossine che possono scatenare vomito, diarrea, dolori addominali, ipersalivazione e tremori.

Il Colchinum autunnale può causare irritazione della mucosa orale, vomito con presenza di sangue, diarrea, shock, gravi danni alla funzionalità degli organi vitali ed al midollo osseo.

Il Crisantemo può causare all’animale disturbi gastrointestinali, salivazione eccessiva, difficoltà di coordinazione, vomito e diarrea.

L’ingestione dell’edera comune provoca vomito, dolori addominali, ipersalivazione e diarrea.

Lo Spatifillo può causare irritazione della mucosa orale, salivazione eccessiva, difficoltà nella deglutizione, vomito e bruciore alla bocca, alle labbra ed alla lingua.

Il Pothos irrita la bocca, causando gonfiori, e provoca irritazioni gastrointestinali.

La Schefflera è molto comune in appartamento. Contiene cristalli di ossalato di calcio che irritano la bocca, le labbra e la lingua degli animali, provocando salivazione eccessiva, vomito, difficoltà a deglutire ed un forte bruciore.